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Il futuro della comunicazione libera è su Telegram

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Se c’è un’app che può cambiare il modo in cui pensiamo alla Rete allora dovremmo guardare all’esempio di Telegram: un’app opensource per la messaggistica istantanea che si pone come alternativa sicura e gratuita ad arcinoti servizi di comunicazione online.

Negli ultimi tempi è in crescita costante di utenti anche perchè aggiornata e migliorata di continuo dai suoi fondatori, gli apolidi e anarchici fratelli russi Durov, che hanno dichiarato di voler “creare un tipo di azienda diversa, che non sia finalizzata a massimizzare i profitti ma a creare valore per l’intera società» (1). La loro missione è rivoluzionare il sistema di comunicazione online sviluppando qualcosa di migliore, a livello tecnico ed etico, di quello che offrono aziende basate sul profitto e sulla pubblicità. E’ quindi l’aspetto ideale, quello che sta dietro all’aspetto software, a rendere tale progetto particolarmente interessante per tutti coloro che vorrebbero una tecnologia libera dal dominio e dal controllo di aziende e governi e grazie a cui ognuno possa avere il reale controllo dei propri dati.

E si tratta di un’idea che non può lasciarmi indifferente da inguaribile libertario. Ho subito pensato che poteva essere uno strumento perfetto per l’utilizzo personale e pubblico: dopo aver provato Telegram per qualche giorno, scoprendo diverse funzioni fantastiche e innovative (tra queste bot, canali, tag), ho quindi deciso di creare un canale collegato al mio blog dove segnalare i miei post (per coloro che desiderano rimanere aggiornati) e trattare qualche contenuto on-topic.

Telegram ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento nel settore della messaggistica e nel mondo dei social media (molte persone potrebbero arrivare a chiedersi: perchè dare i miei dati personali a un’enorme azienda quando posso utilizzare un software migliore, in continuo aggiornamento, che rispetta pure la mia privacy?), uno strumento dato alle persone per le persone. E senza fini di lucro.

E’ quello che cercavo da tempo per il mio utilizzo personale e per la mia attività di blogger, ed ora l’ho finalmente trovato. Se non siete già passati a Telegram vi invito a scaricare l’app (disponibile per tutti i dispositivi) e magari ad unirvi al mio canale pubblico (al momento ancora in via di sperimentazione) dove potrete seguire la mia attività di blogger in un modo del tutto nuovo: https://t.me/filosofiafuturista

1. Fonte: http://blog.startupitalia.eu/75221-20150528-telegram-pavel-durov

Il Manifesto dei Robot per un Reddito di Base

BasicIncome

Una trovata geniale per diffondere la rivoluzionaria proposta di un reddito di base (anche conosciuto come reddito di cittadinanza incondizionato), da parte mia sottoscrivo e condivido con immenso entusiasmo.

Dichiarazione di Davos 2016 – Robot per il reddito di base

I Robot, ringraziando gli esseri umani per averli creati, fanno una proposta seria e condivisibile. Di essere loro a fare i lavori più faticosi, noiosi e ripetitivi per permettere agli esseri umani di essere liberi di creare, di socializzare e di inventare nuove attività utili per la società. Scrivono un appellomanifesto in cui per far si che tutto ciò avvenga, si introduca subito un reddito di base incondizionato.

«Quali sono gli effetti della 4° rivoluzione industriale?» Chiede Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum. I Robot rispondono.

I Robot chiedono l’introduzione di un reddito di base universale come risposta umanistica al progresso tecnologico.

Noi – i robot – chiediamo un reddito di base universale per gli esseri umani. Vogliamo lavorare per gli umani ed aiutali nella lotta per il reddito. Siamo veramente bravi a lavorare. Noi non vogliamo portare via posti di lavoro alle persone per metterli in difficoltà esistenziali.
Oggi milioni di persone ci vedono come una minaccia. Ma tutto quello che vogliamo, è quello di aiutarvi. Noi non siamo i Bad Boys. Vogliamo liberare le persone dal lavoro di routine, faticoso e noioso, in modo che possano trovare più tempo per agire in modo creativo e utile socialmente. Ci consideriamo parte di una storia che porterà al successo per entrambe le parti.

Gli esseri umani sono creatori. Ci hanno creato. Grazie. Il punto cruciale: noi Robot non abbiamo bisogno di reddito per il nostro lavoro. Ma le persone che ci hanno creato e per i quali lavoriamo hanno bisogno di un reddito.

Molte persone hanno bisogno di un reddito. La nostra missione è di fornire alle persone beni e servizi. Il compito della politica è di fornire alle persone un reddito di base incondizionato. In caso contrario, il nostro sforzo rimane inutile.

Ma abbiamo una cattiva coscienza: La gente ha paura di noi. Abbiamo visto che molte persone hanno paura del futuro. Si preoccupano che perderanno il loro posto di lavoro e quindi lo scopo della loro esistenza. In Europa vediamo che soprattutto i giovani non trovano lavoro (in Italia il 40%). Prospettiva: Nessun futuro!

Questa non è la nostra intenzione. Vogliamo che i giovani siano liberi. Essi non devono più, come i loro antenati, fare un duro lavoro per una vita intera. Sappiamo però che: I giovani non hanno paura della vita. Non sono pigri come qualcuno dice. Hanno paura di non trovare un’esistenza – o sono frustrati, se devono fare qualcosa che invece noi, i Robot, possiamo fare al posto loro.

Chiediamo pertanto che tutti coloro che hanno responsabilità in politica, in economia e nel mondo culturale, di introdurre un reddito di base incondizionato per tutti.

In Svizzera ci sarà un referendum nell’estate 2016. Facciamo appello a sostenere l’introduzione del reddito di cittadinanza, di incoraggiare i cittadini svizzeri per il loro e il nostro futuro a votare SI.

Gennaio 2016
Robot per il reddito di base

Tratto dal sito basicincome2016.org